L’Agenda digitale dopo Caio

Oggi su agendadigitale.eu Alfonso Fuggetta fa il punto sull’ Agenda Digitale all’indomani della fine del Governo Letta e delll’inizio dell’ era Renzi.
La cosa che mi sembra più importante è dare  continuità al lavoro fatto da Caio anche se per pochi mesi, non possiamo permetterci di buttare via il lavoro fatto.
Due sono le cose su cui mi sembra di dover sostenere Alfonso:
A) la prima, da cittadino di questa parte del Friuli, il problema del digital divide. Non si può continuare a parlare solo di banda ultralarga quando alcune zone del paese, aree industriali ecc ecc ( non luoghi dimenticati da dio) vanno ancora col modem a manovella
B) rilanciare l’innovazione e la cultura digitale nelle imprese: il credito d’imposta non basta, serve anche avvicinare chi fa ricerca e innvoazione alle imprese, anche quelle più tradizionali.
C) un problema di competenze dove la “cultura digitale” non sia il numero di tweet ma la capacità di utilizzare degli strumenti moderni per risolvere problemi che altrimenti non si risolverebbero.

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L’agenda “digitale” e le collanine

Se ne fa un gran parlare in questi giorni di Agenda Digitale e dei fondi che saranno destinati attraverso il programma Europeo Horizon 2020. Qualche giorno fa Alessandro Longo ha fatto notare come non ci sia traccia dei fondi nella bozza della programmazione dei Fondi strutturali 2014-2020, elaborata dal dipartimento sviluppo e coesione presso Ministro per la Coesione territoriale. A stretto giro di posta il deputato friulano Paolo Coppola ha annunciato un interrogazione per fare chiarezza e ridefinire le giuste priorità.

In questi mesi si sono susseguiti anche diversi “stati dell’arte” che testimoniano che i soldi si perdono ancora in mille rivoli, che le regioni hanno quasi sempre progetti autonomi, e che ancora manca una regia unica: alcuni parlano di Agenda digitale per la banda ultra larga, altri di digital divide.

Ancora una volta non vorrei che in questi piani si continui a parlare solo delle grandi città, e non si consideri il problema del digital divide che attanaglia ancora nel 2014 alcuni comuni rurali (sto parlando di agglomerati di 3000/4000 abitanti come ce ne sono tanti in questa regione, non di borghi sperduti di 15 abitanti).  Qali sono le strategie per arrivare anche in questi comuni con una vera banda larga? Quali sono le strategie per l’ultimo chilometro? E non mi si risponda “doppino telecom” che con quello ci possiamo al massimo fare le collanine.